Massimo Schisano nasce a Napoli il 22 settembre del 1969, quinto figlio di Antonio ed Elena Di Lucente.

I primi anni della sua vita trascorrono sereni in una famiglia modesta ma felice, con i suoi fratelli Vincenzo, Domenico, Rosaria e Roberto, con un papà che lavorava tantissimo per mantenere la sua famiglia che amava sopra ogni cosa ed una mamma che si dedicava in tutto e per tutto ai suoi figli.

Alla tenera età di quattro anni gli venne a mancare il padre per una grave asma bronchiale. Questo segnò profondamente tutta la famiglia, e Massimo in particolare, in quanto la sua tenera età non gli permetteva di capire perché un destino crudele gli avesse strappato via il suo amato papà, e in parte anche la mamma visto che da quel momento in poi fu costretta a lavorare per portare avanti la famiglia.

Dal 1975 al 1980 Massimo frequentò le scuole elementari alla “Giovanni Paisiello” (quartiere Montecalvario) e dal 1980 al 1983 le scuole medie alla “Vittorio Emanuele”, sede divenuta poi inagibile a causa del terremoto dell’80, trasferita all’istituto Pontano. Conseguì la maturità scientifica all’istituto Giuseppe Mercalli nel 1988 scegliendo di proseguire gli studi iscrivendosi alla Facoltà di Architettura della Federico II, dove presto scoprì di essere portato per l’indirizzo storico-artistico.

Fin da piccolo ha mostrato una passione per ogni tipo di sport. Li amava tutti anche se la passione principale era il calcio. Da ragazzo lo praticò in una squadra amatoriale e quando poteva organizzava sempre una partita con gli amici ed i compagni di classe. Naturalmente era un tifoso della squadra del Napoli, che seguiva “sfegatatamente”. Per niente avrebbe rinunciato a una diretta del Napoli in radio o in televisione.

Massimo amava molto trascorrere del tempo a Sant’Angelo del Pesco (IS), piccolo paesino del Molise, che era stato luogo di nascita del nonno paterno. Fin da piccolo trascorreva lì le ferie estive insieme alla mamma e ai fratelli. Anche se non offriva granché, questo piccolo paesino si sposava perfettamente con la sua natura tranquilla e riflessiva. In più gli permetteva di dedicarsi allo sport, partecipando ai tornei locali di calcio e tennis.

Il 2011 costituisce un anno cruciale nella sua vita per tre motivi: per un matrimonio che annulla a soli 10 giorni dalla data, per la lunga malattia della madre, con la quale conviveva ed alla quale era molto legato (che morì nel dicembre dello stesso anno) e per l’incontro con la donna con la quale, profondamente innamorato, avrebbe vissuto gli anni successivi.

Dal 2012 al 2015 Massimo visse a Lagundo – Merano, scoprendosi innamorato di quei paesaggi montani, che avrebbero ispirato in seguito molto della sua produzione letteraria e dove è tornato sempre molto volentieri. L’ultima volta fu due settimane prima di morire, quasi come a voler salutare quei luoghi che aveva tanto amato.

Massimo ha lavorato diversi anni come assistente all’Università di Napoli e, dopo alcuni anni, come architetto presso uno studio di architettura di Roma.

La sua passione di scrittore viene fuori dopo una profonda crisi esistenziale, determinata anche dalla fine della storia con quello che era stato il più grande amore della sua vita, del quale rimane traccia in tutti i suoi libri.

La scrittura ridona a Massimo la sua serenità. Fu per lui il luogo dove esternare le sue conoscenze, i suoi sentimenti, la sua rabbia, le sue passioni.
Quindi comincia la sua carriera come scrittore con il libro “Il fiore del melo” pubblicato nel 2016, seguono “Il settimo posto” e “Sala Sei” nel 2017, “Il sig. Mani in Faccia” nel 2018, “Le regole del gioco” nel 2019, e “Hampelmann e la Luna” nel 2020. Muore prima di aver terminato il settimo romanzo, “Il Che 32”.

Le sue opere, in parte autobiografiche, rivelano una fantasia non indifferente, una scrittura elaborata ed un vocabolario complesso. I suoi testi e la sua scrittura sono stati anche influenzati da scrittori che lui amava molto, primo tra tutti Italo Calvino, che aveva scoperto fin da ragazzo leggendo “II sentiero dei nidi di ragno”, mentre del romanzo “Il castello dei destini incrociati” si ha una netta influenza nel suo libro “Le regole del gioco”. Ma anche autori come Saramago, Pessoa, o classici come Leopardi, tanto per citarne alcuni, erano un riferimento che arricchiva il suo bagaglio culturale.

Nonostante il suo carattere riservato, Massimo aveva tantissimi amici. A Napoli, in particolare, i suoi amici del liceo, e poi gli amici di Sant’Angelo e di Merano. Era molto apprezzato per la sua disponibilità, per la sua preparazione e la sua grande gentilezza ed educazione. Sapeva anche cucinare bene e spesso viziava i suoi amici con pizzette fritte e specialità napoletane.

Nel periodo della pandemia, a partire da marzo 2020, Massimo si trasferisce a Sant’Angelo, dove si dedica unicamente ai suoi libri, a lunghe passeggiate e alle chiacchierate con il fratello Vincenzo.

Muore improvvisamente, a soli 51 anni, il 22 maggio 2021, a causa di una necrosi intestinale ed una grave infezione del sangue determinate da un’ernia trascurata. Ma come quasi profeticamente ha scritto: “I miei libri continueranno dopo di me e arriveranno dove non sarei mai potuto arrivare io e forse dove non saremmo potuti arrivare insieme” (da Sala Sei”).

P.S. I tuoi libri continueranno nel tempo, caro Massimo, ed è lì che ti ritroveremo.