Caro Massimo, ci mancherai!
Questo caloroso abbraccio resterà sempre nei nostri cuori
I tuoi fratelli
Rosaria, Enzo, Roberto e Domenico

 

Ciao Massimo, al topolino ci penso io!                                                             | Rosaria Schisano
“Ciao Massimo”, “ciao sorellina”… Così cominciavano le nostre telefonate. Quando sei nato la mia delusione fu grande perché volevo una sorellina, ma mi è bastato vederti per cominciare a volerti bene e a sentirmi nei tuoi confronti un pò mammina anch’io. E non ti avrei mai più cambiato per nessuna sorella al mondo. Fra di noi c`è sempre stato un rapporto particolare, un’intesa profonda, reciproca stima e comprensione, che i vari problemi e momenti bui della nostra vita hanno solo intensificato. Non avrei mai immaginato che mi avresti tirato uno scherzo del genere, e sono infinitamente triste. Mi manchi e con te mi manca molto più di un fratello. La grande manifestazione di affetto e solidarietà da parte di tantissimi amici e parenti per la tua scomparsa mi ha confermato quello che ho sempre pensato. Dietro la tua riservatezza e quel pò di tenebrosità c’era una bella persona: sensibile, disponibile, gentile, educato, colto, ironico e divertente. Ogni volta che mi prenderà la tristezza cercherò la presenza nei tuoi libri, nei tuoi scritti, nel ricordo delle risate che ci siamo fatti, delle chiacchierate, delle passeggiate e delle infinite telefonate.
Mi hai sempre detto che per te dopo la morte non c’è più niente, ma io ti ho sempre ribadito che non ero della stessa opinione. Infatti non posso fare a meno di immaginarti lì dove sei, insieme a un papà che ti è venuto a mancare troppo presto, a una mamma che ha dedicato tutta la sua vita ai suoi figli, e tu che continui la tua grande passione: scrivere i tuoi libri. Sai Massimo, sono convinta che l’amore vero che c’è fra le persone va oltre ogni cosa, non conosce barriere. Ed è questo che mi fa andare avanti perché io ti sento e ti sentirò per sempre vicino a me. Ciao Massimo, e stai tranquillo: al topolino ci penso io! La tua “sorellina”

Libero dai legami del corpo                                                               | Domenico Schisano
Caro Massimo,
pur essendo un vulcano di emozioni, non riesco ancora a mettere a fuoco quanto accaduto.
Mi ha colpito molto questa poesia di Abbas Kiarostami che voglio dedicarti.
“E’ una bandiera di libertà
la mia camicia sul filo della biancheria
leggera e libera dai legami del corpo”
Penso a te, caro Massimo, alla tua ironia. Vorrei farti pervenire quanto mi manchi e che ti voglio bene.
Tuo fratello Mimmo.

Ora io cerco tracce di te.                                                                  | Enzo Schisano

Avevi trovato tardi la tua strada, una strada che ci ha portato a vivere vicini negli ultimi tempi. Ora io cerco tracce di te, nelle parole non dette, nelle discussioni non fatte, in quelle interrotte con un “la pensiamo diversamente”. Ma non voglio parlare di te, delle cose che ci siamo detti, delle cose fatte insieme, perché non sei un qualcosa che finisce. Ho paura che parlare di te sia mettere un punto al passato. Voglio pensare invece che quando esco con Olaf tu appaia ancora per raggiungerci e lui ti abbai contento perché ti vede arrivare, e poi che lo accarezzi mentre ripeti che non prenderai mai un cane.
Un bacio! Enzo                                                                

Sarai come una pagina di un libro.                                                | Toni Sciullo
Ciao Massimo, ti ho conosciuto che avevi 6 anni, abbiamo fatto tante cose insieme. Mi è sempre piaciuta la tua umiltà. Te ne sei andato così in fretta, “mi lasci”, “ci lasci” un vuoto dentro. Ma questo vuoto lo voglio riempire con tutti i momenti vissuti insieme.
Ora sarai per me come una pagina di un libro (e tu ne sai qualcosa), che scriverò ogni giorno per dirti sempre qualcosa di nuovo.
Sarai sempre nel mio cuore.
Tuo cognato Toni

 


Ti voglio bene zio!                                                                                 | Jessica Sciullo
Questo inizio non è facile, non lo è semplicemente perché non dovrei trovarmi nella situazione di scrivere un pensiero o dei ricordi su zio Massimo. Lo shock è ancora grande per aver perso in così poco tempo una persona alla quale ho voluto tanto bene, e che anche se non abbiamo mai vissuto vicini, lo siamo sempre stati, lui c’è sempre stato. Fin da piccoli ci ha sempre tenuto a farci sentire la sua presenza nei momenti importanti o meno della nostra vita (compleanni, eventi importanti a scuola, il mio matrimonio in Spagna o semplicemente una chiamata o messaggino per sapere come stavamo). Ancora non riesco a realizzare del tutto che zio Massimo non ci sia più, ma la cosa che davvero non riesco ad accettare è che non abbia conosciuto la mia Emma, nata il 13 maggio. Ricordo la sua espressione e gioia quando a novembre 2020 gli dicemmo che ero incinta. Ci tenevo davvero tanto che lui potesse conoscerla, proprio per il bel rapporto che abbiamo sempre avuto. Non ci siamo sentiti subito dopo la nascita di Emma, perché lui come sempre, era una persona molto rispettosa, e visto che subito dopo il parto non mi ero sentita molto bene disse a mamma “non ti preoccupare, ci sentiamo tra qualche giorno quando tu vai in Spagna”. Ma purtroppo questo momento non c’è mai stato…e questa cosa mi lascerà per sempre una ferita…una tristezza immensa. Lui non era credente, ma io si, e quindi sono sicura che comunque la stia vedendo, mi dà tranquillità sapere che ci sono nonna e zio Massimo vegliando per lei da lassù. E come faccio già con nonna, continuerò a parlare anche con lui, perché sono convinta che da qualche parte ci sia, e che continuerà ad accompagnarmi…orgoglioso come era lui dei suoi nipoti.
Ti voglio bene zio! Jessica & Emma

   

Il mio “Super Massimo”                                                                     | Debora Schisano 
Caro Zio Massimo, te ne sei andato all’improvviso, senza farci capire cosa stesse succedendo. Un momento prima mi informavo con gli altri su come stessi e dentro di me pensavo a cosa ti avrei detto non appena ti fossi svegliato … immaginavo già il nostro prossimo incontro e cercavo di indovinare con quale battuta te ne saresti uscito per sdrammatizzare, come tuo solito, la situazione e distogliere la nostra attenzione da quanto accaduto. Un momento dopo, però, ho dovuto fare i conti con la dura realtà: non ci sarebbe stato un altro incontro. Non avrei più potuto godere della tua presenza e mentre percorrevo in macchina le centinaia di chilometri che mi dividevano dall’ultimo saluto, cercavo di rivivere i momenti passati insieme, di ricordare ogni parola delle conversazioni fatte, quasi a voler essere sicura di avere un tuo backup salvato dentro di me e di metterlo al sicuro per non perdere nulla.
Nei primi ricordi che sono riuscita a mettere al sicuro eri ‘Super Massimo’: così ti eri presentato a noi nipoti, quando da piccolini, a Sant’Angelo, ci portavi al campetto da calcio e, dopo aver giocato insieme a palla, ci sedevamo in cerchio e ci raccontavi delle improbabili avventure di Super Massimo … la trama era più o meno sempre la stessa: una piccola Bea ancora in fasce (ndr. altra nipote di Massimo, nonché mia cara e ormai cresciuta cugina) piangeva disperata perché era finito il latte. Zio Mimmo (ndr. padre della neonata, nonché fratello di Massimo) si era dimenticato di comprarlo e tutti i negozi erano ormai chiusi, oppure, in altri scenari, era rimasto chiuso lui stesso nel negozio o incastrato in qualche porta. E a quel punto, arrivava Super Massimo che in qualche modo salvava la situazione, recuperando il latte per la piccola Bea, e qualche volta salvava pure zio Mimmo … il lieto fine era sempre assicurato.
Adoravo la saga di Super Massimo. Mi sono sempre chiesta se queste storie fossero ispirate a situazioni realmente accadute… oppure se altro non fossero che le prime timide espressioni del tuo estro da scrittore.
Sant’Angelo è sicuramente la scenografia più frequente dei ricordi che ho di te. Le lunghe passeggiate, avanti e indietro per gli estremi del paese; le diverse casette del paese dove abbiamo condiviso cene tutti insieme, chiacchierate, tutte contornate dal tuo immancabile sarcasmo.
Sapevi sempre come smorzare la tensione, come sdrammatizzare ogni situazione … come quella volta che avevi presa da pochi mesi la patente e ti eri offerto di portarmi a prendere la corriera a Quadri perché dovevo ripartire. Non appena salita in macchina, però, ti sei scordato di togliere la retro e siamo finiti contro i cassonetti della spazzatura: mi hai subito strappato un sorriso affermando che volevi solo portartene uno dietro e poi sei ripartito come se nulla fosse accaduto. A sant’Angelo forse ancora si chiedono chi li avesse ammaccati …! Tra i momenti più preziosi che ho potuto salvare e che mi hanno reso tanto orgogliosa di averti come zio c’è quella giornata a Napoli con alcune mie amiche, qualche anno fa: ti eri offerto di farci da Cicerone e ci hai regalato l’esperienza unica di vivere la città dagli occhi di chi l’ha davvero vissuta e che ne parla come una vecchia amica della quale ormai ha accettato anche i difetti. Avrei voluto tornare ancora a Napoli con te, perché sono sicura avevi ancora tante cose da raccontare. È anche merito tuo se mi sento tanto legata a questa città e di questo te ne sarò sempre grata. In tanti miei ricordi, sei poi con nonna Elena … Elenuccia come la chiamavi qualche volta in modo affettuoso, rivolgendoti a lei per sapere se avesse bisogno di qualcosa giacché uscivi per fare due passi. Hai dedicato tanto della tua vita alla nonna, e forse solo quando lei se ne è andata ti sei concesso di inseguire davvero i tuoi sogni. Ti eri forse allontanato, ma in fondo mi stava bene perché sapevo che finalmente ti stavi concedendo di vivere davvero per te stesso, di scoprire altri lati di te. Ed è così che pian piano hai cominciato a fare qualche viaggio in più, che hai costruito nuovi legami, grazie ai quali ho scoperto che esisteva anche Max: una persona capace, in poco tempo, di entrata nel cuore di tante persone. E grazie a questi nuovi legami è finalmente nato anche lo scrittore.
Avrei voluto avere il privilegio di vivere di più questa persona. Avrei dovuto interessarmi di più a questo ultimo capitolo della tua vita dal quale, come sempre, avrei imparato qualcosa.
E ancora cerco di rassegnarmi all’idea che non potrò collezionare altri ricordi di vita vissuta assieme.
E ancora mi chiedo quando riuscirò a fare pace con me stessa per aver rimandato quella chiamata per sapere come stavi, come ti andassero le cose. E non posso fare a meno di chiedermi cosa avrei potuto fare per cambiare il finale.
Zio, te ne sei andato, ma c’erano ancora tante cose da vivere insieme.
Fai buon viaggio. Ti abbraccio forte.
Tua nipote Debora.
 


Ne abbiamo passato di tempo insieme…                                             | Angelo Sciullo
Caro zio, io e te sì che ne abbiamo passato di tempo insieme… Mi ricordo le magie che facevi a me e a Jessica da piccoli, che mi facevano rientrare in Svizzera raccontando a tutti che mio zio era un mago vero. Di magico mi ricordo anche quei momenti quando da bambino scendevo dal treno a Napoli e tu e nonna ci aspettavate alla stazione. Ricordo le storie di Super Massimo che io e Jessica adoravamo. Sai, per me il “Super” era quasi più vero che il “Massimo”. Infatti ti ricordi i pianti disperati quando dovevo tornare in Svizzera? Ricordo le nostre mattine al campetto a Sant’Angelo. Le infinite chiacchierate sul calcio. Le partite a Fifa 98 sul tuo vecchio PC, dove ti battevo sempre. Le partite a scacchi. I tuoi consigli sul disegno. Il primo poco di gel nei capelli che mi hai dato tu e che mi ha fatto cominciare a fare il fighetto… E poi con i capelli fighi ci volevano i vestiti fighi, e tu a Napoli, mattinate intere ad accompagnarmi per negozi e a consigliarmi. Poi crescendo cambiavano certi discorsi, ok il calcio rimaneva, ma forse ti parlavo meno di Diabolik e più di ragazze…di lavoro, di roba filosofica, e tu sempre lì con me con la tua pazienza e la tua saggezza.
Gli anni passavano ma non la nostra amicizia. Ecco, per me tu a momenti sei stato quasi più un amico o un fratello maggiore che uno zio.
Gli ultimi anni sono venuto giù poco. Perché avevo passato tutte le mie estati in Italia fino a 26 anni e ad un punto sentivo il bisogno di vedere il resto del mondo. E ora del mondo ne ho visto un bel pò. Ma mai dimenticherò la magia di quegli arrivi a Napoli, con te e nonna (in foto) alla Stazione ad aspettarci, che rappresentavano l’inizio delle ferie estive che avrei passato con voi, e con te in particolare. Non è stato abbastanza. Però almeno questo lo posso dire: io e te sì che ne abbiamo passato di tempo insieme. E di questo ne sarò sempre grato.
Ciao zio, ci becchiamo più in là.
Angelo, tuo nipote.


Vivo nei vostri cuori                                                                                   | Pino Perna
Cinque splendidi anni sono stati vissuti insieme tra i banchi del liceo, ma soprattutto gli ultimi, in cui ci siamo ritrovati, sono stati impareggiabili.
La presenza di “Cocco” nelle nostre vite è stata quotidiana. Scherzosa, amichevole, dolce, filosofica, letteraria, sentimentale.
Si dichiarava ateo, ma in realtà la sua vita era molto in linea con il divino. Nel giorno dell’estremo saluto l’ho immaginato accanto a noi mentre prendeva appunti per il suo prossimo libro, che ironicamente avrebbe intitolato
“Ho partecipato al mio funerale”. Mi sono poi convinto che non era solo un’immaginazione.
Ironia, saggezza e sentimenti puri di fratellanza sono stati i doni più preziosi che abbiamo ricevuto da Massimo. Per questo e per tantissimo altro lo ricorderemo sempre, ma soprattutto lo continueremo a percepire, perché la sua presenza è e resterà viva nei nostri cuori. Inoltre, lo potremo toccare con mano in un luogo che da qualche anno gli stava particolarmente a cuore: la Biblioteca Annalisa Durante, nel rione napoletano di Forcella. Istituiremo una piccola sezione libraria in sua memoria, con i libri che ha scritto e con quelli che ha letto o avrebbe voluto leggere. Chiunque avrà voglia di fermarsi lo potrà fare e continuare un dialogo con lui rileggendo i suoi pensieri che, com’è noto, hanno un inizio ma non hanno una fine. Così pure potremmo portare un libro che abbiamo letto e che ci ha fatto pensare a lui. Arricchiremo il piccolo fondo Schisano della Biblioteca per continuare a leggere di lui e insieme a lui! Forza Massimo! Regalaci ancora i tuoi pensieri, le tue parole, i tuoi emoticon su whatsapp, anche se invisibili. Ne abbiamo bisogno.

In ricordo della gita a Napoli, marzo 2019                                                       | Gruppo giovani Uznach
“Caro MASSIMO,
Grazie per il tuo tempo, la tua pazienza e la tua conoscenza su Napoli che ci hai saputo trasmettere.

Siamo grati di aver potuto conoscere, anche se in così poco tempo, una persona così amorevole.

Grazie per il bel ricordo che ci hai lasciato”.

Puzzle fotografico realizzato da Debora, Federica, Rebecca, Marianna, Maria, Vanessa, Anna e Lorena, che Massimo ha accompagnato in visita a Napoli e ha voluto portare alla Biblioteca Annalisa Durante di Forcella, a conoscere il papà di Annalisa e la storia della giovane vittima innocente di camorra.

Un uomo senza frenesie                                                                                         | Lello Minervini
Il mondo aveva ancora bisogno di persone come te! Ormai tutti presi dalla frenesia del fare, del correre, dell’avere, dell’apparire, dell’egoismo, dell’estetica, dell’accumulare…, e la tua mitezza, semplicità e pacatezza erano d’esempio per tutti noi!
Ciao, cugino Massimo!


Gentile e generoso                                                                                                   | Loredana Lentini
Massimo… Mio caro amico delle vacanze Santangiolesi… Quante risate e quanti discorsi… Con te si dialogava serenamente e con molto ironia. Gentile e generoso. Ogni volta che preparavi le tue ciambelle e le pizzette con la ricotta ti ricordava di me…. Amavi ironizzare in maniera rispettosa sul mio essere credente…. provavo a convincerti… ma rimanevi coerente e fermo con le tue idee. Mi mancheranno le lunghe chiacchierate……al bar…ma la tua anima immortale sarà sempre presente.
Concludo con una frase di Sant’Agostino: “coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove eravamo ma sono ovunque noi siamo”. Ciao MASSIMO…

Umile e discreto                                                                                                      | Silvana di Scala

Grande persona, umile, discreto, di alto spessore umano. Credeva profondamente nel valore dell’amicizia.
Di forte onestà intellettuale, aveva le sue idee e le difendeva con grande rispetto per quelle altrui.
Credo che l’aldilà gli abbia riservato una gran bella sorpresa, una di quelle che mai avrebbe immaginato.
Mi piace pensarlo così, sorpreso di essersi sbagliato.
Ciao Massimo. E’ solo un arrivederci.
Ora lo sai anche tu.


Amicizia e simpatia                                                                                   | Ana Cenci e Antonio Fumo
Caro Massimo, ricorderemo con grande affetto la tua amicizia e simpatia. Purtroppo non abbiamo trascorso molti momenti insieme, ma quei pochi che abbiamo condiviso sono sempre stati piacevoli e meritevoli.
Ci ricorderemo sempre delle nostre chiacchierate fatte a Sant’Angelo. Grazie a te ed ai tuoi racconti abbiamo passato delle belle serate. Ci ricorderemo anche della tua preziosa compagnia quando ci hai fatto da guida turistica a Napoli tanti anni fa. Sembrava quasi che lo facessi come mestiere da anni. Sei stato fantastico. Abbiamo imparato tanto da te e ci siamo anche divertiti un sacco. Se da qualche parte ci starai ascoltando in questo momento, sappi che ti ricorderemo sempre per la persona che eri: una persona in gamba, genuina e di grandi valori. Nonostante tu non sia più fra noi, puoi stare certo che rimarrai per sempre presente nella nostra famiglia. Ti abbracciamo forte.


Grazie per le lunghe chiacchierate                                                        | Milena Di Paola
Ciao Massimo. Grazie per le giornate passate insieme e per le lunghe chiacchierate. Abbiamo passato ore ad analizzare i problemi cercando soluzioni, a condividere preoccupazioni, a fare discorsi seri ma anche a ridere. Quanta allegria condivisa girando per Napoli in quegli ultimi giorni prima della pandemia con le mie amiche. Con la tua passione per l’arte e la storia hai affascinato i nostri figli adolescenti che hanno imparato più da te che dai libri di scuola.
A me l’onore di averti fatto conoscere e apprezzare persino un bergamasco juventino.
Grazie per ciò che abbiamo condiviso.

Una cultura immensa, una guida sicura!                                                       | Julia Rubini
Una casa di mille oggetti che raccontavano storie di vite dimenticate da tempo. Un uomo che conosceva quelle storie e le raccontava con passione condividendone l’essenza. Un uomo che in un quartiere difficile come i Quartieri Spagnoli di Napoli sapeva muoversi con la maestria di un gatto, sempre attento, sempre cortese e sempre a suo agio. Quello stesso agio e tranquillità che è riuscito a trasmettere a noi, pischelle, che gli abbiamo invaso casa nell’estate del 2015 e che lui ha saputo donare senza nessun tornaconto o peso.
La sua presenza sempre discreta, forse un pò anche per lo zampino di Debora, era la nostra immunità in quel quartiere duro ma straordinariamente allegro, dove era certamente conosciuto. Scoprire Napoli con i suoi occhi è stata una rivelazione. Vedeva la bellezza laddove non appariva, sviscerava la storia da piccoli dettagli impercettibili al nostro occhio distratto. Dal nome di una via, dal giglio su un portone o da una bottega nascosta, faceva emergere storie di re, di faide e di amore, sconosciute forse ai più. Fioriva in lui una cultura immensa e la passione nelle sue parole trascinava le nostre menti a fantasticare. E’ stato per noi una guida sicura, un cicerone innamorato della sua Napoli, sincero nella critica ma sempre fedele alla sua bellezza, malgrado le contraddizioni. Non posso far altro che ringraziare lo zio Massimo per questa bellissima e inaspettata esperienza. Julia


Uomo dal cuore grande! ♥                                                                | Stefania Romano

Cari Rosa, Jessica, Angelo, Antonio e tutta la famiglia. Ho appena saputo della perdita di una persona troppo buona, tanto cara, che aveva davvero un cuore grande!
Io ho avuto il piacere di conoscere Massimo. Non dimenticherò mai il tempo che si è sempre preso per me quando scendevo nella mia città del cuore: Napoli. La foto che lo ritrae qui accanto è stata scattata il 4 marzo 2018. Sono così felice di averla fatta perché mi fa ricordare i momenti bellissimi trascorsi insieme. Mi ha fatto conoscere e vedere posti stupendi di Napoli. Quanti aperitivi abbiamo fatto insieme!
Anche se dentro di me c’è ora un dolore immenso che mi fa piangere e mi fa dispiacere, voglio dire a tutti che vi voglio bene e vi abbraccio forte forte.
Vi giunga tutta la forza dell’amore che ho dentro di me, nel ricordo di Massimo.
Con affetto, Stefania dalla Svizzera.

 Mi mancheranno i tuoi libri!                                                                   | Maria Romano

 

Sarai sempre presente con i tuoi libri!                                                      | Teresa Iazzetta
Perdere un amico è un grande dolore, ma non ti ho perso, tu non sei volato in cielo, perché hai lasciato i tuoi scritti che custodiamo con cura nelle nostre case e sempre li leggiamo.
Attraverso la lettura delle tue opere si manifestano le tue emozioni, il tuo essere, la tua persona… sei sempre presente.
L’animo umano è fragile, ma al tempo stesso impara a convivere con il dolore.
Tu sarai sempre presente con i tuoi libri.
Quando ho nostalgia di te, mi rilasso sul divano con una tua opera in mano e ti immagino seduto alla scrivania intento a creare un altro capolavoro. Leggerti mi aiuta a non sentirmi sola, ma a riconoscermi in chi c’è già passato e ha dovuto affrontare ciò senza niente della persona amata, io sono fortunata ho fra le mani i tuoi capolavori.
Ti leggo e so che sei vicino a me ad ascoltarmi.
Caro Max, ti ho conosciuto poco, ma basta per dirti che mi manchi tanto.
P.S Custodisco gelosamente il tuo libro con la dedica.
Ciao Max, ti abbraccio forte. Terry

Con mia madre ti chiamavo confetto”                                                      | Simona Astarita
Caro Max, da ragazzi, non te l’ho mai detto, con mia madre ti chiamavo “confetto” per quel tuo viso tondo e un po’ pallido. Non immaginavo che avessi senso dell’humor, eri silenzioso, almeno con me. Poi dopo 30 anni sei rientrato un giorno nella mia vita, mi hai chiamato, come se il tempo non fosse passato, e sei venuto a casa mia per regalarmi un tuo libro. Così ho scoperto che scrivevi bene, che avevi pensieri profondi e complessi, ma non mi sono chiesta il perché di nulla, e ora invece penso che c’è sempre un motivo per gli avvenimenti così singolari. Magari avevi già inconsciamente capito che quello che siamo stati, in parte, comunque continuiamo ad esserlo contro ogni cambiamento, che il momento delle nostre più aperte speranze non è poi così distante da quello in cui cominciamo a tirare le somme, e che farlo insieme a chi ha condiviso l’età in cui tutto è futuro è forse più semplice e anche più bello. Dopo un anno improvvisamente scopriamo che la nostra amica Rosy, con la quale mi avevi raccontato, in quell’occasione, di esserti visto, era morta nel giro di pochi mesi per un tumore.
Da lì il nostro nuovo incontro, con te e con altri compagni, e la nascita della nostra chat. Mi piace proprio usare il termine nascita perché è stata il frutto di un seme gettato da Rosy, e allora ho pensato che la fine di Rosy aveva avuto almeno un senso, la realizzazione di quello che lei aveva desiderato, e cioè di riunirci. Pero’ …non avrei mai pensato che l’avresti raggiunta così presto. In questi anni, scrivendoci ogni giorno ed incontrandoci, ho avuto modo di capire che eri un uomo ironico, generoso, puntiglioso pure (e questo a volte ci ha fatto beccare). Un giorno mi hai detto con rabbia: “ma tu credi che abbia paura di morire?”. Ora credo davvero di no, ma avrei voluto che avessi avuto più a cuore la tua vita. Avrei voluto anche che ci avessi detto di più, anche delle cose che non ti sono sembrate importanti e che invece lo sono state. Avrei anche voluto chiedere io di più e invece ho sbagliato, non l’ho fatto. Forse in parte per discrezione, per non voler turbare quella tua convinzione profonda. Ed oggi mi trovo a rileggere i tuoi libri, i tuoi messaggi per cercare di capirti di più, di capire il senso di tutto ciò che ci è successo, perché non è ordinario affatto. Eppure questo tempo insieme è stato un dono che la vita ci ha voluto fare e provo riconoscenza per averlo potuto condividere.
Io lo so che tu non ci credevi, ma io sono certa che ora sei vivo in qualche altra dimensione, forse seduto su una panchina come la “tua” a scrivere dei nuovi sentimenti che ti abitano.
Quello che ti è accaduto, che ci è accaduto, ci ha rimesso davanti il mistero della morte e quanto è ancor più misterioso il suo legame con la vita, con quanto di più profondo abbiamo dentro noi stessi.
Ma io so, perché ora lo so, che la morte intesa come fine non ha di certo vinto su di voi.
Ti voglio bene.

Uno che sapeva “il fatto suo”                                                                    | Ilaria D’Argenio
Monsieur Schisanò o senhor Schisanu chissà quale ti sarebbe piaciuto di più come appellativo nelle frequenti schermaglie giocose con i tuoi ex compagni. A me piace ricordarti sorridente, sornione come uno che sa il fatto suo. “Il fatto suo” è stato un territorio molto riservato e che ora prende una forma che prima non aveva. Ora è un presente in cui tu sei ma non ci sei ed è strano. Monsieur Schisanò sorride, furbo ci scruta e sotto il cappello si nasconde, compiaciuto di tanta partecipazione, e ridacchia vedendo i nostri volti mentre pazientemente e solo per rispetto al momento, in silenzio, sorbiamo parole di cui faremmo a meno e che non ti descrivono, perché quelle parole non ti conoscono. O Senhor Schisanu sta sorseggiando il suo vinho verde, ben freddo in una esplanada portuguesa ma allo stesso tempo si diverte di tanta commiserazione e pensa a quanto reggeranno i compagni prima di allontanarsi dal rito. Presto qualcuno preferisce l’aria fresca. Gli altri ascoltano ma ciascuno in una sua comunione con te. Per questa uscita di scena improvvisa siamo rimasti senza finale, a bocca asciutta perché il vino te lo stai bevendo tutto tu, e sorridi benevolo, sorpreso, pensando ma allora mi volevano bene, poi sghignazzi dopo un ennesimo peccatore, e tra te e te scacci una lacrima e ancora sussurri compiaciuto…vediamo quanto resistono.


Eri diventato indispensabile. Mancherai moltissimo                           | Paolo Tamburrino

Caro Massimo, scrivere mi riesce difficile, lo sai.
Scrivere di te, ora, lo è ancora di più.
Non riesco a trovare le parole che tanto vorrei usare per sugellare la memoria che ho di te ed imprimere su queste pagine il bene sincero che ti ho voluto. Avevi la capacità unica di renderti indispensabile senza mai imporre la tua presenza, con discrezione.
Una capacità che non aveva nulla di materiale, ma che ti portava ad essere con intelligenza, ironia e gentilezza, il centro motore di ogni discussione e a desiderare ogni volta una tua risposta, un tuo commento, o semplicemente un tuo sorriso all’ennesima battuta tra compagni.
Una chat, trent’anni dopo gli anni del liceo, ci aveva improvvisamente uniti e resi testimoni delle nostre giornate.
E così, piano piano, senza accorgercene, siamo diventati amici.
Un’amicizia sincera e un crescente desiderio di condivisione.
Ed ora? Prevale la rabbia. Contro il destino certo, ma anche contro di te, per non aver teso la mano. E contro di me, per non aver abbattuto quel muro fragile della discrezione imponendo il mio affettuoso rimprovero.
Ti voglio bene e mi mancherai moltissimo


Le nostre strade scorreranno nuovamente insieme                      | Monica Russo
Le tue parole rimarranno sempre qui a suscitare il tuo ricordo nella mia quotidianità; insieme a te è volato in cielo un altro pezzo della mia giovinezza e del mio cuore. Una volta hai scritto che “nulla ha un inizio ed una fine, semplicemente scorre”, ed io continuerò a vivere con la speranza che un giorno le nostre strade possano scorrere nuovamente insieme.
Ciao Max.❤️ 


Il Grande Carro nel cielo.                                                                        | Alessandro Esposito
Erano giorni (o piuttosto notti) che cercavo una via, un modo per parlare di te, di sciogliere questo nodo che mi ha lasciato dentro questo tuo andare via così: in fretta, senza sconti, così come quasi un’irruzione era stato il tuo tornare, o direi arrivare nella nostra e nella mia vita.
Non riuscivo a trovare un senso e neanche le parole, quelle non sono il mio forte, e mi dispiaceva non trovarne per una persona per la quale scrivere, donare parole, esprimersi era quasi un’urgenza.
Come fosse un torto, una mancanza, un’immeritata disattenzione e non lo è, tutt’altro.
La chiave è arrivata per caso, come accade, l’altra notte: per rilassarmi e stare un po’ con me riascoltavo e rivedevo le immagini di The Great Gig in the sky, uno dei brani dei Pink Floyd a me più cari. Pianoforte e vocalist, e pochi altri strumenti solo nella parte centrale del pezzo, una melodia meravigliosa e vocalizzi struggenti a cui si accompagnano immagini di onde come viste da dentro, cavalcate su un surf, come cavalcare le onde sonore.
Spero tu lo abbia visto e ascoltato qualche volta, ed apprezzato, concesso il placet, il semaforo verde del tuo netto giudizio. Non te ne ho mai parlato, ora che ci penso, che peccato… mi sarebbe piaciuto sapere cosa ne pensi. “Il grande carro nel cielo” parla della morte e della paura di morire, ma se ascolti e vedi non lo diresti mai… è di una tale bellezza che non l’assoceresti mai ad un pensiero così triste. Bellezza, sorpresa, morte, serenità: molte cose diverse in un solo posto. Sarà stato questo, ma ho pensato subito e naturalmente a te. E ascoltando e vedendo, piano piano ho provato a sciogliere il nodo, a ordinare almeno un po’ i miei pensieri su di te, anche se no, non ho trovato un senso a quello che ti è accaduto, e non credo di poterlo mai accettare. Sei stato una sorpresa, come conoscere più persone diversissime concentrate in una, Max.
Fatico ancora a pensare che quel ragazzo con i boccoli, che palleggiava con i mandarini, che affrontava il liceo ed i prof con quel sorrisino da schiaffi sia la stessa persona incontrata dopo 30 anni.
Più diverso e sorprendente di così non mi potevi apparire, ma in fondo chi ti conosceva meglio non se ne sarà stupito più di tanto.
E’ anche colpa mia: a quell’età, a scuola, avevo i miei bei muri da scalare per poter incontrare gli altri. Anche del Max di oggi pur sempre poco ho conosciuto, preso dalla mia vita in perenne corsa: a volte mi sento come quando sfrecci in treno attraversando incantevoli borghi, di cui hai solo immagini fugaci ma nulla più, quanto basta per capire che stai perdendo cose belle e preziose, e che dovresti scendere e camminare, ma il treno è già andato oltre.
Chissà quante volte sarai sceso tu dal treno a metà del viaggio per vedere quel borgo, seguendo la tua libera volontà. Ti immagino su una qualsiasi panchina a prendere appunti, per poi ripartire.
Ma quel poco che so di te parla di una persona straordinaria, capace di esprimere emozioni e sentimenti in fiumi di parole (ed io qui ad arrancare, ah come riderai leggendomi, già ti sento ridere!), sensibile all’arte nelle sue molte forme e capace di esprimerla; ma soprattutto, una persona capace di disseminare il bene negli altri, di lasciare un segno di sé nel cuore di chi hai incontrato nella tua vita: ho trovato le tue tracce ovunque le ho cercate, segni concreti, spontanei e silenziosi, una scia di amore, affetto, gratitudine che segue il tuo andirivieni su e giù per i tuoi luoghi del cuore.
Una persona che lascia così profonde tracce di sé, e così devastanti silenzi quando va via così, non può non essere speciale, unica.
Te ne vai così e mi lasci la gioia di averti conosciuto di nuovo, di aver condiviso qualcosa anche con me, fosse anche un compleanno, una bella serata, qualche parola passeggiando, mille sfottò irriverenti ma irresistibili.
Mi lasci anche il grande rammarico di non aver pensato e cercato di sedere e bere ancora un bicchiere con te, e parlare ancora fino a notte e ascoltare i tuoi pensieri e sentire la tua versione, il tuo punto di vista sulle cose banali e importanti della vita dalla tua prospettiva, così diversa dalla mia ma così acuta…. sarebbe stato prezioso, mi avrebbe arricchito sicuramente.
Buon viaggio Max, mi mancherai come a tutti quelli che hanno conosciuto anche solo la superficie della tua anima profonda.
Alessandro
Non riesco a dirti addio                                                                  | Ciro Varchetta
Caro Massimo, come si fa a dirti addio?
Non si può. Non ci riesco proprio.
Ti sei mostrato sempre affettuoso ed amichevole con me, sempre pronto a spendere una parola in mio favore, a rintuzzare qualche bordata che altri scrivevano sul mio conto. Eri generoso con tutti.
In te ho scoperto un amico vero e sincero.
Un amico che ha lasciato in me un vuoto profondo.
Ci siamo incontrati varie volte negli ultimi tempi e ogni volta che ti incontravo avvertivo per te un’amicizia ancora più profonda. Ricordo le belle parole spese nei miei confronti quando in più occasioni hai detto di apprezzare la mia semplicità.
Non so come concludere… Mi manchi molto!


Un saluto da quanti non siamo riusciti a scriverti                     | gli altri della VB
Non è facile.
Non ce la facciamo.
Ci conosci.

Ma non potevamo non esserci.

Accetta il nostro silenzio
solo esteriore
per il troppo dolore.
CIAO MAX!

 Il ricordo di un amico                           | di David M.Turoldo. Dedicata da Davide Donadio

Penso che nessun’altra cosa ci conforti tanto,
quanto il ricordo di un amico, 
la gioia della sua confidenza
o l’immenso sollievo di esserti tu confidato a lui
con assoluta tranquillità: appunto perché amico.
Conforta il desiderio di rivederlo se lontano,
di evocarlo per sentirlo vicino,
quasi per udire la sua voce
e continuare colloqui mai finiti.

Salutami Rosy e fate i bravi                                                                    | Imma Graziano
Quando è andata via Rosaria, stavamo leggendo un libro insieme, lontane ma insieme, ogni volta che lei riusciva a parlare, ne discutevamo a telefono; e ogni volta che io potevo, mi facevo prestare un’auto per andare da lei, in quell’ospedale tanto lontano, e parlavamo, parlavamo di quel libro.
Una delle ultime sere che l’ho vista, mi ha detto che stava preparando i suoi figli, soprattutto il piccolo, così indifeso. E io …… non ce l’ho fatta! Ho cominciato a piangere, e lei mi ha tranquillizzato, lei mi ha consolata! LEI!
Adesso ho un tuo libro sul comodino, e non voglio finirlo, non voglio riporlo dove sarà dimenticato, per poi essere usato come “zeppa per apparare un dislivello di un tavolo”.
Ancora una volta mi trovo debole, non adatta, anche adesso con te, continuo ad essere arrabbiata, continuo a pensare che non è giusto, anzi, che è tutto sbagliato!
Vorrei immergermi nella tua capacità di ascoltare, vorrei emulare il tuo modo di guardare la vita, a distanza, seduto in silenzio su una panchina isolata, con le mani piene di parole sfuggite da una mente troppo piena.
Non so se ti perdonerò mai, forse sarà questo il modo in cui tu resterai sempre vivo nei miei pensieri. Forse così, non ti lascerò mai davvero andare via.
Hei! Da dove sei…. salutami Rosy, e un bacio grande a tutt’e due. Fate i bravi, se potete!❤️

A riveder le stelle!                                                                                     | Lello Costa
Massimuccio caro,
al caffè in piazza Carità abbiamo riso e scherzato e non avrei mai immaginato che quella sarebbe stata la nostra ultima chiacchierata su questa terra … ci siamo visti poco in questi anni, ma ogni volta che tornavo un caffè con te non poteva mancare.
Non ti ho mai detto ti voglio bene anche perché tra amici spesso ci si dimentica di esternare i propri sentimenti ed allora te lo scrivo, così rimarrà qui per sempre.
Questo è solo un arrivederci Max.
Ora che sei tra le stelle che io tanto amo.
Aspettami lì. Ciao 💙

Goditi il paradiso!                                                                                   | Maurizio Leopoldo
Voglio esprimere il mio pensiero con un pizzico di leggerezza, quella stessa che riuscivi a regalare quando ci si fermava a chiacchierare e si conversava sugli argomenti più disparati.
E così ti immagino in questo momento che stai salendo verso le porte del Paradiso, sull’uscio ti vengono incontro San Gennaro e San Michele, che insieme a San Pietro, con le chiavi in mano, sono pronti a farti entrare.
Immagino la tua aria un po’ sorpresa, quasi a dire: “Come mai mi trovo qui?! Di certo le mie idee non erano tanto rivolte in favore della Chiesa!”. E con quel sorriso un po’ accennato e quella risatina un po’ compiaciuta immagino dica: “Tutti sanno che io sono un “anarchico comunista”!”
Ma San Pietro, con pazienza, ti fa capire che le persone arrivano in Paradiso per quello che hanno fatto in vita, per quanto si è dato al prossimo, ai familiari, agli amici. E così ti mostra un fascicolo pieno zeppo di carte, in ognuna di esse è contenuto un episodio, un comportamento, un pensiero, frutto delle testimonianze rese da chi ti ha conosciuto.
Innanzitutto c’è San Gennaro, che ha fornito un grosso carteggio contenente le testimonianze dei tuoi amici napoletani e dei tuoi fratelli, di quanto fossi attaccato alla tua famiglia, la dedizione che hai avuto fino all’ultimo verso tua madre, del tuo legame profondo che avevi con lei. Nelle carte è racchiusa la saggezza con la quale in una famiglia così unita riuscivi ad essere un ulteriore elemento di unione tra i tuoi fratelli, sempre pronto a dedicarti a loro nei momenti di bisogno.
Poi ci sono i tanti episodi raccontati dai tuoi amici di Napoli: San Pietro ti fa capire che se dopo tanti anni gli amici di scuola ti sono così vicino e ti hanno mostrato così tanto affetto è perché hai dato tanto a loro, basterebbe solo questo per fornirti un lasciapassare per entrare. In un altro fascicolo San Michele ha fornito a San Pietro tutte le testimonianze degli amici di Sant’Angelo, della tua discrezione, educazione e signorilità che ti facevano essere amico di tutti, mai banale nelle chiacchierate durante le lunghe passeggiate o seduti ad una panchina, mai sopra le righe nel dare giudizi o pareri: anche il tuo anticonformismo riuscivi a manifestarlo senza enfasi, senza saccenteria, senza alcuna ostentazione del tuo sapere, ma sempre coerente con le tue idee.
E tra le carte di entrambi i santi ci sono i ricordi di chi sta raccontando questa storia, sin da quando da bambini ci siamo cercati, i calci ad un pallone “alla fine del paese”, con la porta fatta di due alberi, le lunghe pedalate in biciletta, la gioia per la vetta raggiunta a Capracotta, i tornei di tennis organizzati insieme, e poi le partite a pallone giocate all’Oratorio, quando ci incontravamo al Vomero alla funicolare, per poi andare insieme ai Salesiani.
Ed in ogni ricordo è contenuto il piacere di stare insieme, senza condizionamenti, senza costrizioni, con quella naturalezza che contraddistingue solo le amicizie vere. “Vedi Massimino”, immagino ti dica San Pietro, “vedi perché devi entrare?! Perché chi ha dato tanto, merita tanto”! Ma ti vede titubante, capisce che le persone che hai lasciato stanno male perché avvertono forte la tua mancanza ……. ma ti tranquillizza: “Se sanno che sei sereno, anche loro troveranno la serenità ed un senso a tutto ciò: adesso c’è solo tristezza sapendo che te ne sei andato, ma poi capiranno che come certi uccelli non sono fatti per la gabbia, perché nascono liberi e liberi devono essere, così un “anarchico”, uno spirito libero come te deve essere libero dall’inizio alla fine, e quindi deve avere anche la libertà di volare in cielo”.
E poi – prosegue San Pietro – “anche in Paradiso hanno bisogno di te, c’è tanta gente che ti aspetta, in primis tua madre e tuo padre che attendono da troppo tempo e sono impazienti di riabbracciarti forte”.… perché, a differenza di altri, per uno come te …. “il Paradiso non può attendere”!”
Goditi il Paradiso, amico mio.

SFOGLIA IL LIBRO “IL FIORE DEL PESCO”